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La Giunta Galimberti e le sue trovate

La sala della Consulta non c'è più, il tavolo capolavoro del Balteri trasferito e diviso in due nelle sale adiacenti, ora una mediocre sala convegni con 112 poltroncine di plastica e l'arengo per il sindaco, Italia Nostra pronta al ricorso

Lo splendore post romantico della Sala della Consulta è stato umiliato dal riciclo (proposto -pare- da Greta Filippini), che ha trasformato con il trasferimento della bellissima tavola centrale del Balteri il solenne ambiente in una arruffata sala convegni, del tutto fuori luogo rispetto alle opere, al soffitto ed alla pavimentazione sovrastata da 112 volgari, molto commerciali sedie in plastica nera. La sala era stata pensata a suo tempo con la collaborazione dell Sovintendenza. Non si ha notizia se il riciclo attuale abbia ricevuto il medesimo consenso dagli organi di controllo.

Però, si ha notizia che Italia Nostra a breve presenterò un ricorso. Ecco qui sotto alcune foto della Sala e di quelle adiacenti, Da notare che nella ex sala dei Violini non figura più la splendida veduta di Cremona dal Po di Felice Giuseppe Vertua. Dov'è finita?

Ecco la descrizione che fa della Sala della Consulta Marco Tanzi autore insieme a Andrea Mosconi de "Il Palazzo Comunale di Cremona", pubblicato da Electa nel 1981.

La sala consulta riciclata (foto Antonio Leoni©)

Una volta varcato l'ampio portale, calco in gesso della celeberrima Porta Stanga ora al Louvre, si entra nella sala «della Consulta». Il vasto soffitto a stucchi ha nel centro otto tondi, opera del pittore cremonese Antonio Rizzi (1869-1940), cui si devono anche i pannelli sopra i quattro finestroni: si tratta di tavole di compensato simulanti l'affresco eseguite negli anni 1928-1929, quando Cremona era uno dei centri dell'Italia fascista; e la retorica celebrativa è avvertibilissima in questi dipinti, esempi non del tutto spregevoli di una pittura trionfalmente decorativa (...)

Gli otto medaglioni rappresentano le Virtù del buon Governo, e sono forse le cose meno ostiche al gusto contemporaneo: sono la Giustizia, la Fortezza, la Magnanimità, la Fermezza, la Sapienza, la Moderazione, la Prudenza e l'Autorità; e non mi sembra esagerato immaginare l'elaborazione in alto loco di un preciso programma iconografico per queste scontate allegorie femminili. I quattro grandi pannelli hanno per soggetto Le glorie di Cremona: sul primo di destra, verso la piazza, è dipinta La scuola dei Campi, con Giulio intento alla pala di S. Sigismondo, mentre Antonio avvia un giovane all'uso del compasso, e Bernardino corregge il disegno dell'allieva Sofonisba Anguissola. Nel secondo pannello sono invece effigiati i Musicisti e liutai che resero celebre Cremona: da sinistra Antonio Stradivari, Claudio Monteverdi al cembalo, ascoltato dal Manna, Bassi e Ponchielli.

La Sala della Consulta com'era

La parte centrale della Tavola del Balteri, trasformata in desco e, a destra, le altre parti della medesima tavola riunite nella ex sala dei violini (foto Antonio Leoni ©)

Sul primo finestrone verso la via Baldesio il pannello con i Condottieri, letterati e scienziati: in primo piano, da sinistra, Realdo Colombo e Gaspare Aselli, Gerolamo Vida, il Platina, Alfeno Varo; in secondo piano, Uberto Pallavicino, Buoso da Dovara, Cabrino Fondulo, Janello Torriani, l'Arsi, Guido Grandi, Giovanni Romano, il Vescovo Sicardo, quindi ancora Ponzino Ponzone e Virgilio. Il quarto pannello rappresenta invece l'Agricoltura e
l'industria cremonese: finalmente una visione puramente allegorica, dove l'autore non deve ricorrere a togati e celebri personaggi in maniera così anacronisticamente trionfalistica.

Un'atmosfera fortunatamente meno retorica si respira nei due dipinti delle pareti, eseguiti da autori non cremonesi ma che in maniera diversa hanno avuto rapporti con la città. Spicca per dimensioni la grande tela raffigurante il Giudizio di Salomone, del pittore e scrittore d'arte milanese Agostino Santagostini (1635-40/1706), (...)
La forte eco veneta, filtrata attraverso il neomanierismo «orripilante» dei pittori, della peste e le morbidezze languide di un Giulio Cesare Procaccini sembrano essere ancora alla base del nostro Giudizio, dalla composizione tradizionale, che sembra rimandare addirittura a ricordi tizianeschi.

Di singolare interesse per una contrastata vicenda attributiva risulta la bella Allegoria donata nel 1972 al Comune di Cremona dal Cavaliere del Lavoro Umberto Vesconi. Il dipinto ha goduto per diverso tempo di un'incauta attribuzione al caposcuola del manierismo locale Giulio Campi, formulata da un cospicuo numero di «specialisti», certamente non a conoscenza dell'incisione che Jan Sadeler trasse dal dipinto del pittore monacense Christoph Schwartz (1545 c.-1592) (vi si descrivono i pericoli e gli effetti devastanti della sifilide -ndr)..

Il polo dell'attenzione si sposta quindi dall'ambito strettamente cittadino per coinvolgere un'area pittorica più vasta: un pittore poco conosciuto, ma ricordato a Venezia nella bottega di Tiziano, in cui dovevano aver facile corso quei singolari testi tra l'alchemico e l'erotico (...)

oppostp della sala dopo il ripristino (foto Antonio Leoni ©)

Anche il problema iconografico, legato cioè alla identificazione del soggetto del dipinto, è tuttora aperto, mancando ancora un'interpretazione pienamente soddisfacente: presso una fontana ornata dalla statua di Venere, da cui scaturisce l'acqua, sono una suonatrice di liuto che sembra ammiccare allo spettatore, un personaggio togato - forse un saggio, forse un poeta o, ancora, un Negromante o un filosofo - pare declamare dei versi; a destra un soldato sembra voler fermare il contadino che beve nel ruscello dove, più a monte, è, un cagnolino con la zampa alzata. ( e dunque inquina l'acqua- ndr).

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Va aggiunto che la sala della Consulta ha subito un ulteriore rimaneggiamento a cura di Gae Aulenti in occasione della mostra celebrativa di Stradivari.



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di Mar, 21 feb 2017